Nel 1748, durante il regno di Carlo III di Borbone, la scoperta ed i primi scavi sono effettuati in maniera discontinua.
Si iniziò a procedere in punti diversi dell’area e solo dopo qualche anno fu identificato lo scavo con la città di Pompei.
La necropoli fuori porta Ercolano, il tempio di Iside e parte del quartiere dei teatri, furono portati alla luce.
I primi anni del 1800, durante la dominazione francese, videro un incremento degli scavi, che alla fine si interruppero nuovamente con il ritorno dei Borbone.
Le aree interessate dai lavori di scavo furono: l’anfiteatro, il Foro, porta Ercolano ed i teatri. Mentre la scoperta della casa del Fauno, con il grande mosaico raffigurante la battaglia di Isso (scontro tra Alessandro Magno e Dario di Persia), ebbe grande risonanza.
L’unità d’Italia, portò alla direzione degli scavi Giuseppe Fiorelli (1861), ed ad una svolta metodologica al lavoro di scavi.
Si collegarono i nuclei già messi in luce e si ebbe modo di procedere in maniera sistematica con resoconti di scavo più dettagliati.
Si decise di lasciare sul posto gli affreschi, in precedenza vennero staccati e portati al Museo di Napoli.
Sempre a Fiorelli si deve il metodo dei calchi in gesso, che ha consentito di recuperare le impronte ed i volumi dei corpi delle vittime dell’eruzione.
All’inizio del ‘900, lo scavo, seguendo le direttrici delle strade, si estese notevolmente verso la parte orientale, tenendo conto anche della parte superiore delle case.
I quaranta anni segnati dalla direzione degli scavi da Amedeo Maiuri, furono molto intensi, furono scoperti edifici di grande prestigio come la Villa dei Misteri.
Inoltre ci fu il completamento del perimetro della città ed un’ampia campagna di scavo alle Regio I e II, nonché alla necropoli di Porta Nocera.
Infine fu avviato lo scavo stratigrafico alla ricerca delle fasi precedenti e più antiche di Pompei.
Manutenzione e restauro hanno contraddistinto questi ultimi decenni, riducendo molto l’attività di scavo. Ma non mai mancano scoperte, in una città che se pur sepolta è ancora tanto viva.
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